Maggie Cheung, dalla passeggiata fluida e dal corpo di gazzella (definizione presa in prestito da Piera Detassis), inquadrata da tergo mentre percorre ardite prospettive di corridoi deserti, rappresenta il cuore pulsante e l'anima del film in questione, brusca sterzata del regista, specie dopo gli affreschi impressionisti a tinte forti di "Hong Kong Express" ed "Angeli perduti", in direzione di un'apologia del sentimento raccontata in tutta la sua incompiutezza.
Wong Kar-Wai registra accuratamente ogni movenza di visi carezzati da rosse tonalità avvolgenti di colore, che s'incontrano per un attimo al suono di una musica struggente, sottolineando il tutto con un placido semi immobilismo partorito da un ralenti dalle armoniche movenze felpate capace di conferire alla vicenda una propria vita interiore, eterea, impercettibile, aleatoria. Infarcisce la pellicola di ellissi temporali dalla funzione specifica di invisibile punteggiatura, avvolgendo i suoi personaggi in tonalità rosso passione che vanno ad impregnare della loro essenza l'ambiente circostante creando un'ardita tavolozza di colorazioni estreme, pronte a debordare alla minima occasione, ma debitamente tenute a bada grazie a suadenti movenze della macchina da presa che accarezza ed avvolge ogni minimo dettaglio nella sua completezza. Enfatizza inesorabilmente le sensazioni fugaci di due esistenze prese nella morsa della malinconia, costringendole a mescolare le loro assorte solitudini in virtù di impalpabili aneliti sotterranei mutuati dalle corde del sentimento. Le incalza da vicino con fare circospetto, lambendo con sinuose movenze della macchina da presa la realtà dei loro più reconditi sentimenti, ponendo in gioco una ben delineata caratterizzazione di stati d'animo tramite carezzanti campi e controcampi, inframmezzati da brevi e repentine carrellate laterali tese a spiazzare lo spettatore e creando insperati effetti di simultaneità. Ci accompagna, mano nella mano, ad assaporare le medesime sensazioni amorose dei protagonisti custodite nel forziere dell'anima, la cui sostanza è destinata a svanire sotto la scorza dell'apparenza ma solo temporaneamente, per poi rifiorire ad ogni nuovo incontro, per l'ennesima volta scivolando via sulla pelle con la stessa penetrante ripetitività di una pioggia che batte insistente sul selciato. Sempre attento ai minimi dettagli, al gioco delle mani che sfiorano e si toccano per un attimo, scosse da invisibili fremiti che si stabilizzano nei centri nervosi creando vuoti interiori in attesa di essere colmati. Sempre pronto a frugare nei margini dell'inquadratura, giocando sulla sottrazione di immagini e sensazioni, incalzando anche da tergo la realtà della coppia fatta essenzialmente di verità non rivelate, di giochi di sguardi ed espressioni, più che di parole, lasciando perfino a fugaci volute di fumo che si librano nell'aria il compito di assecondare un canovaccio dettato dall'ambiguità dei sensi irrealizzati, dalla cristallizzazione di passioni portate timidamente allo scoperto.
E mentre la materia si contorce in silenzio, l'inerte metamorfosi di un sentimento irrealizzato, puro distillato di solitudine riflessa che si nutre della sua stessa interiorità, indirizza il nostro sguardo in direzione di mute entità in penombra, perfetta costruzione di un impero dei sensi senza sensi, col solo rimpianto confessato in silenzio ad una fessura di un'antica rovina cambogiana. Eco riflesso di una silente rapsodia di anime toccate dal gelo della passione, poste in sospensione animata presa a nolo perpetuo.
Wong Kar-Wai registra accuratamente ogni movenza di visi carezzati da rosse tonalità avvolgenti di colore, che s'incontrano per un attimo al suono di una musica struggente, sottolineando il tutto con un placido semi immobilismo partorito da un ralenti dalle armoniche movenze felpate capace di conferire alla vicenda una propria vita interiore, eterea, impercettibile, aleatoria. Infarcisce la pellicola di ellissi temporali dalla funzione specifica di invisibile punteggiatura, avvolgendo i suoi personaggi in tonalità rosso passione che vanno ad impregnare della loro essenza l'ambiente circostante creando un'ardita tavolozza di colorazioni estreme, pronte a debordare alla minima occasione, ma debitamente tenute a bada grazie a suadenti movenze della macchina da presa che accarezza ed avvolge ogni minimo dettaglio nella sua completezza. Enfatizza inesorabilmente le sensazioni fugaci di due esistenze prese nella morsa della malinconia, costringendole a mescolare le loro assorte solitudini in virtù di impalpabili aneliti sotterranei mutuati dalle corde del sentimento. Le incalza da vicino con fare circospetto, lambendo con sinuose movenze della macchina da presa la realtà dei loro più reconditi sentimenti, ponendo in gioco una ben delineata caratterizzazione di stati d'animo tramite carezzanti campi e controcampi, inframmezzati da brevi e repentine carrellate laterali tese a spiazzare lo spettatore e creando insperati effetti di simultaneità. Ci accompagna, mano nella mano, ad assaporare le medesime sensazioni amorose dei protagonisti custodite nel forziere dell'anima, la cui sostanza è destinata a svanire sotto la scorza dell'apparenza ma solo temporaneamente, per poi rifiorire ad ogni nuovo incontro, per l'ennesima volta scivolando via sulla pelle con la stessa penetrante ripetitività di una pioggia che batte insistente sul selciato. Sempre attento ai minimi dettagli, al gioco delle mani che sfiorano e si toccano per un attimo, scosse da invisibili fremiti che si stabilizzano nei centri nervosi creando vuoti interiori in attesa di essere colmati. Sempre pronto a frugare nei margini dell'inquadratura, giocando sulla sottrazione di immagini e sensazioni, incalzando anche da tergo la realtà della coppia fatta essenzialmente di verità non rivelate, di giochi di sguardi ed espressioni, più che di parole, lasciando perfino a fugaci volute di fumo che si librano nell'aria il compito di assecondare un canovaccio dettato dall'ambiguità dei sensi irrealizzati, dalla cristallizzazione di passioni portate timidamente allo scoperto.
E mentre la materia si contorce in silenzio, l'inerte metamorfosi di un sentimento irrealizzato, puro distillato di solitudine riflessa che si nutre della sua stessa interiorità, indirizza il nostro sguardo in direzione di mute entità in penombra, perfetta costruzione di un impero dei sensi senza sensi, col solo rimpianto confessato in silenzio ad una fessura di un'antica rovina cambogiana. Eco riflesso di una silente rapsodia di anime toccate dal gelo della passione, poste in sospensione animata presa a nolo perpetuo.
Tell Your Friends